“I
Trotta erano un casato di recente nobiltà. Il loro progenitore aveva ricevuto
il titolo dopo la battaglia di Solferino. Era sloveno. Sipolje – il nome del
villaggio d’origine – divenne il suo predicato nobiliare. Il destino l’aveva
prescelto ad autore di un gesto straordinario. Ma egli provvide a che i tempi
futuri perdessero memoria di lui. Nella battaglia di Solferino comandava un
plotone come sottotenente di fanteria. Da una mezz’ora era in corso il
combattimento. Tre passi dinanzi a sé vedeva le schiene bianche dei suoi
soldati. La prima fila del plotone stava in ginocchio, la seconda in piedi.
Tutti erano sereni e sicuri della vittoria. Avevano abbondantemente mangiato e
bevuto acquavite a spese e a gloria dell’Imperatore, che dal giorno prima era
sul campo. Qua e là, nelle file, qualcuno cadeva. Trotta balzava al volo dove s’apriva
una breccia e sparava con i fucili abbandonati da morti e feriti”.
Joseph
Roth, La marcia di Radetzky
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