“La giornata non
prometteva nulla di buono. Ovunque si guardasse, all’orizzonte vi erano dei
nuvoloni neri che stazionavano pazienti sulle teste degli abitanti di quella
città adagiata in riva al mare, in attesa che qualche soffio di vento un po’
più audace li spingesse l’uno contro l’altro per scaricare sulle quotidiane
vicissitudini acquazzoni e temporali. La libreria “La Central” non aveva ancora
aperto ed era immersa in un silenzio disturbato solo dal ticchettio dell’orologio
a muro appeso dietro al bancone. Erano solo le otto del mattino e il suo
proprietario, un ometto con due enormi baffi che gli coprivano quasi
completamente la bocca, aveva spalancato la porta d’ingresso per far passare un
po’ d’aria dentro al negozio mentre riordinava sugli
scaffali quei libri che la sera prima non erano stati sistemati. I marciapiedi
a quell’ora erano tutti un calpestio veloce di studenti in ritardo, impiegati
che si recavano al lavoro e massaie che tornavano dal mercato della frutta e
verdura cariche di una o due borse”.
Alessio Baù, La prigione dei sogni Vai a La prigione dei sogni
Nessun commento:
Posta un commento