“Era un
martedì; la maggior parte dei vicini di casa di Antonio era già a letto perché
l’indomani sarebbe andata al lavoro. Solo di tanto in tanto qualche gatto
miagolava alla luna, qualche uccello cinguettava, qualche ramo frusciava
lievemente per colpa di una folata di vento forse un po’ troppo impetuosa e
insistente. Questi erano gli unici rumori che tenevano compagnia ad Antonio,
mentre si sollazzava e si rilassava in quel terrazzo, che era stato uno dei
motivi per cui aveva deciso a suo tempo di acquistare quella casa. Per lui
queste ore della giornata erano le più gradevoli ed intense, perché metteva in
un cassetto tutto il delirio quotidiano, tutti i problemi che costellavano la
sua attività lavorativa, tutte le fatiche e la sua routine monotona ed
irritante, per lasciare spazio ai suoi pensieri, alle sue riflessioni, ai suoi
sogni. Piccoli
ma preziosi spazi temporali che da soli ripagavano ore intere vissute quasi
senza un motivo vero, senza una vera strada da percorrere, ore intrise solo di
futili e materiali occupazioni, necessarie però per poter sopravvivere e tirare
avanti, adeguandosi a ciò che la società ormai imponeva e richiedeva a ciascuna
persona umana”.
Alessio
Baù, Annessi e connessi
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