“Andava
dianzi perdendomi per le campagne, inferrajuolato sino agli occhi, considerando
lo squallore della terra tutta sepolta sotto le nevi, senza erba né fronda che
mi attestasse le sue passate dovizie. Né potevano gli occhi miei lungamente
fissarsi sulle spalle de’ monti, il vertice de’ quali era immerso in una negra
nube di gelida nebbia che piombava ad accrescere il lutto dell’aere freddo ed
ottenebrato. E parevami vedere quelle nevi disciogliersi e precipitare a
torrenti che inondavano il piano, trascinandosi impetuosamente piante, armenti,
capanne, e sterminando in un giorno le fatiche di tanti anni e le speranze di
tante famiglie. Trapelava di quando in quando un raggio di sole, il quale
quantunque restasse poi soverchiato dalla caligine, lasciava pur di vedere che
sua mercé soltanto il mondo non era dominato da una notte profonda”.
Ugo
Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis
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