"Poi veniva un uliveto folto come un bosco, dove
l’erba non spuntava mai, e la raccolta durava fino a marzo. Erano gli ulivi di
Mazzarò. E verso sera, allorché il sole tramontava rosso come il fuoco, e la
campagna si velava di tristezza, si incontravano le lunghe file degli aratri di
Mazzarò che tornavano adagio adagio dal maggese e i buoi che passavano il
guado lentamente, col muso nell’acqua scura; e si vedevano nei pascoli lontani
della Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle
mandre di Mazzarò; e si udiva il fischio del pastore echeggiare nelle gole, e
il campanaccio che risuonava ora sì ed ora no, e il canto solitario perduto
nella valle".
Giovanni Verga, La roba, in Novelle rusticane
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