mercoledì 21 settembre 2016

Gli spiriti del lago e dei monti



“Non sapevo ancora come si chiamavano i laghi e i monti e i ruscelli della mia terra, ma vedevo l’ampia distesa liscia delle acque verdeazzurre costellata di lumicini, e intorno, in fitta corona nella luce del sole, i monti scoscesi, con le tacche di neve scintillante fra le crepe più alte e le minuscole cascatelle e ai loro piedi i luminosi prati in declivio, coperti di frutteti, di capanne e di grigie mucche alpine. Poiché la mia povera, piccola anima in attesa era vuota e muta, gli spiriti del lago e dei monti vi scrivevano le loro belle gesta ardite. Le pareti e i dirupi scabri parlavano caparbi e reverenti dei tempi di cui son figli e dei quali portano le stimmate. Parlavano dei giorni in cui la terra si fendette e s’incurvò e dal suo corpo tormentato emersero tra i gemiti e la sofferenza della nascita vette e crinali. Rupi si spinsero verso l’alto urlanti e scricchiolanti e alfine si spezzarono nell’impeto cieco, monti gemini lottarono nella disperata ricerca di spazio, finché l’uno vinse e salì e respinse il fratello, frastornandolo”.
Hermann Hesse, Peter Camenzind

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