"Le case
erano buie, umide e fredde d'inverno. I tavoli dove mangiavamo avevano spacchi
verticali di cui ci accorgevamo soltanto le rare volte che scrivevamo una
lettera. Ma pulite ed in ordine, le nostre case, curate dalle nostre mamme che
avevano i capelli grigi e uno scialle buttato sulle spalle. Nella stanza da
pranzo che noi chiamavamo il "salotto", c'era un divano, con la trina
alla spalliera e i mattoni rossi di cinabrese, le fotografie incastrate ai
vetri della credenza, una sveglia.
Il canto
delle sorelle che più a lungo potevamo udire al mattino della domenica, era una
cosa allegra che ringiovaniva le stanze, coloriva di parati le mura gialline.
Facevamo poco conto della casa. Nemmeno ci accorgevamo che le lampadine
economiche vi spandessero un luce che rendeva impossibile distinguere da un
angolo all'altro delle stanze, né lavarci nell'acquaio era un fatto che potesse
deluderci."
Vasco Pratolini, Il quartiere
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