“Passavamo
sempre l’estate in montagna. Prendevamo una casa in affitto, per tre mesi, da
luglio a settembre. Di solito, eran case lontane dall’abitato; e mio padre e i miei
fratelli andavano ogni giorno, col sacco da montagna sulle spalle, a far la spesa in paese. Non c’era
sorta di divertimenti o distrazioni.
Passavamo la serata in casa, attorno alla tavola, noi fratelli e mia
madre. Quanto a mio padre, se ne stava a leggere nella parte opposta della casa;
e, di tanto in tanto, s’affacciava alla stanza dove eravamo raccolti a
chiacchierare e a giocare. S’affacciava sospettoso, accigliato; e si lamentava
con mia madre della nostra serva Natalina, che gli aveva messo in disordine
certi libri; - la tua cara Natalina – diceva. – Una demente – diceva, incurante
del fatto che la Natalina, in cucina, potesse udirlo. D’altronde alla frase “quella
demente della Natalina” la Natalina c’era abituata, e non se ne offendeva
affatto”.
Natalia
Ginzburg, Lessico famigliare
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