“Farneticava.
Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i
compagni d'ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall'ospizio, ov'erano stati
a visitarlo. Pareva provassero un gusto particolare a darne l'annunzio coi
termini scientifici, appresi or ora dai medici, a qualche collega ritardatario
che incontravano per via: Frenesia, frenesia. Encefalite. Infiammazione della
membrana. Febbre cerebrale. E volevan sembrare afflitti; ma erano in fondo così
contenti, anche per quel dovere compiuto; nella pienezza della salute, usciti
da quel triste ospizio al gaio azzurro della mattinata invernale. Morrà?
Impazzirà? Mah! Morire, pare di no... Ma che dice? che dice? Sempre la stessa
cosa. Farnetica... Povero Belluca! E a nessuno passava per il capo che, date le
specialissime condizioni in cui quell'infelice viveva da tant'anni, il suo caso
poteva anche essere naturalissimo; e che tutto ciò che Belluca diceva e che
pareva a tutti delirio, sintomo della frenesia, poteva anche essere la spiegazione
più semplice di quel suo naturalissimo caso”.
Luigi
Pirandello, Il treno ha fischiato
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