“Tutt'a un tratto, mentre San Rocco
se ne andava tranquillamente per la sua strada, sotto il baldacchino, coi cani
al guinzaglio, un gran numero di ceri accesi tutt'intorno, e la banda, la processione,
la calca dei devoti, accadde una parapiglia, un fuggi fuggi, un casa del
diavolo: preti che scappavano colle sottane per aria, trombe e clarinetti sulla
faccia, donne che strillavano, il sangue a rigagnoli, e le legnate che piovevano
come pere fradice fin sotto il naso di San Rocco benedetto. Accorsero il
pretore, il sindaco, i carabinieri; le ossa rotte furono portate all'ospedale,
i più riottosi andarono a dormire in prigione, il santo tornò in chiesa di
corsa più che a passo di processione, e la festa finì come le commedie di
Pulcinella. Tutto ciò per l'invidia di quei del quartiere di San Pasquale,
perché quell'anno i devoti di San Rocco avevano speso gli occhi della testa per
far le cose in grande”.
Giovanni Verga, Guerra di santi
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